L’espressione, efficace, sembra sia diventata di moda per indicare la tendenza a trasformare la vita dell’Università in una selva di procedure di calcolo spersonalizzanti. Coglie vari fenomeni in aumento: la riduzione di ogni azione a un dato numerico, l’incontrollabilità delle scelte che ne derivano, l’omologazione di ogni specificità, la sostanziale appropriazione tecnocratica delle leve di comando del sistema accademico. Negli ambienti più avvertiti (o più paranoici) è la prova-provata che l’Università italiana non è gestita in maniera trasparente, se non addirittura la conferma del complotto ordito ai suoi danni.
Contro l’algoritmocrazia si invoca il ritorno a un’Università più umana, fatta di persone e non di “unità di personale”, di pubblicazioni non di “prodotti di ricerca”, di lezioni e non di “didattica erogata” ecc. Belle parole, con tutte le quali non si può che essere d’accordo. Se non fosse che non di rado sono invocate per ritornare – nel nome della trasparenza – ad un’Università ancora meno trasparente di quella attuale, quella dove la gestione si esprimeva sostanzialmente in relazioni tra gruppi, componenti, forze; insomma, in rapporti ineguali di potere.
La strada da percorrere sta, inevitabilmente, nel mezzo. Deve essere fatta di azioni e comportamenti basati su regole e indicatori oggettivi e chiari. Ma, soprattutto, che siano verificabili da tutti e che siano noti in anticipo.
Ad esempio:
– in ogni procedimento che serve a rendere più efficace il nostro lavoro (didattica, ricerca, terza missione, funzionamento dell’Ateneo) bisogna sempre tenere in mente che è questo l’obiettivo e non il procedimento stesso;
– dobbiamo evitare di utilizzare criteri inventati per uno scopo per un altro scopo diverso dal primo (si veda ad esempio l’abuso delle cosiddette “soglie”, utilizzate rigidamente come sostituzione del merito scientifico);
– bisogna valorizzare le specificità delle singole discipline alla stregua di “biodiversità” che arricchiscono la specie-scienza e non come fastidiose eccezioni che rovinano la media (o la mediana, o la moda o ecc. ecc.).