Un collega e una collega mi hanno scritto rimproverandomi che nei primi post e nella Lettera aperta non ho trattato il tema del sottofinanziamento del nostro Ateneo. Proverò a farlo brevemente qui, anche se è materia che richiederebbe un’analisi approfondita, non generici ed episodici richiami.
Tra anni Novanta e anni Duemila il nostro Ateneo è cresciuto molto, in studenti e personale, in un sistema di finanziamento statale che, però, penalizzava gli atenei in espansione. Dagli anni Dieci sono quindi entrate in vigore norme diverse e più articolate.
Il fondo di funzionamento ordinario ministeriale (FFO) costituisce solo una parte delle entrate dell’Ateneo, circa il 50%: vi sono poi le tasse degli studenti, i finanziamenti alla ricerca che derivano da bandi competitivi o da finanziamenti diretti, le attività esterne, il finanziamento regionale o quello dei sostenitori dell’Ateneo (come la Fondazione Friuli).
Le componenti principali dell’FFO sono tre: il cosiddetto “storico”, la quota premiale e il costo standard. Lo storico rappresenta in effetti circa metà dell’FFO ma trascina solo in parte lo “storico” vero e proprio, perché è principalmente riferito all’FFO dell’anno precedente. La quota premiale (24% circa) dipende invece in larga parte dai risultati della VQR (anche se vi gioca qualche ruolo la didattica e l’internazionalizzazione). Il costo standard, infine, è stato rivisto l’estate scorsa con criteri che ci hanno penalizzato, perché sostanzialmente basati sui costi strutturali di personale docente e non.
In sintesi, i fattori che determinano il nostro finanziamento ministeriale sono decine, cambiano di continuo e spesso se ne ha notizia solo nel momento dell’assegnazione, quindi ex-post (si veda qui la tabella riassuntiva). Il finanziamento basato sullo “storico” è solo ormai solo una quota minoritaria (circa ¼ del budget annuale), ancorché rilevante. Pensare, tuttavia, che lo Stato metta in campo una norma ad hoc per far recuperare a Udine un sottofinanziamento difficile da quantificare è francamente impensabile. Oltretutto, poiché il finanziamento complessivo del sistema universitario è fisso, questa ipotetica somma andrebbe a scapito di tutti gli altri Atenei. Quanti avanzerebbero le stesse pretese?
Ora dobbiamo semplicemente rimboccarci le maniche: aumentare il numero di studenti, insegnare meglio, fare più e migliore ricerca, comunicare meglio le nostre tante qualità. Il passato ci deve servire come lezione ma è tempo di guardare avanti.