Il nostro Ateneo si è sempre distinto per ottimi risultati nella ricerca. Negli ultimi anni, tuttavia, qualcosa si è inceppato. Bisogna intendersi: ci sono aree e settori che hanno grande rilievo scientifico e propongono continuamente nuove idee e progetti. Ma, in generale, dato anche il metodo di valutazione, gli indicatori non sono positivi. Quello della ricerca del nostro Ateneo è un nodo difficile, che bisogna affrontare a viso aperto.
I risultati del secondo esercizio di Valutazione di Qualità della Ricerca (2011-2014) sono stati mediocri e purtroppo stanno pesando più di quanto si potesse pensare. La Delegata alla Ricerca, la Commissione Ricerca e più in generale l’Area Ricerca hanno lavorato moltissimo in questi anni, e importanti risorse sono state mobilitate; guardando però, ad esempio, il numero di bandi competitivi che riusciamo a vincere, l’impressione è che non stiamo riprendendo quota. Ieri una collega che conosce bene la vita della nostra Università ha usato un’espressione efficace: «è come se ci fossimo seduti».
Proverò a considerare qui tre motivi generali, sui quali mi sembra opportuno riflettere per intervenire.
Nessuno mi toglie dalla testa che ci sia una relazione tra l’alto numero di ricercatori e docenti dotati di Abilitazione Scientifica Nazionale, le difficoltà che abbiamo di garantire loro un avanzamento di carriera e la capacità complessiva di esprimere ricerca dell’Ateneo. Questo sistema (ASN, punti organico…) sta generando, in atenei che negli ultimi anni hanno avuto (per motivi diversi) poche risorse assunzionali, un alto livello di frustrazione. Non è lo stato d’animo migliore per fare ricerca.
Le scarse possibilità di avere un incarico stabile qui a Udine ci portano via i migliori giovani ricercatori, che animano i gruppi di ricerca, i laboratori e le reti internazionali. Abbiamo, ad esempio, un numero molto basso, rispetto agli atenei simili e vicini, di ricercatori a tempo determinato. Bisogna ricostruire delle “rampe” che consentano l’immissione di nuove energie, anche ricercando di più il sostegno del “territorio”.
Il nostro Ateneo ha uno dei rapporti più virtuosi, in Italia, tra personale docente e personale tecnico-amministrativo, ma il denominatore si è probabilmente ridotto troppo. Ormai tutta la ricerca ha bisogno di un grande aiuto (basti pensare alle domande per i bandi internazionali) e specializzato. Invece, spesso, il ricercatore non ha la possibilità di essere aiutato e supportato a sufficienza. Bisogna focalizzare il personale tecnico e amministrativo sui fondamentali, come la ricerca (e magari meno sugli “eventi”).
Insomma, anche in ambito ricerca c’è molto da fare, guardando in faccia la realtà e riscoprendo i nostri molti punti di forza.